Questione urbanistica: Andria una città "sfruttata"; ora ne paghiamo le conseguenze

Intervento ass."IoCiSono"
Redazione 09 Gennaio 2009 notizie 990
Questione urbanistica: Andria una città


Che il mondo dovesse cambiare, qualcuno, nel recente e remoto passato, avrebbe dovuto prevederlo.
Invece NO!
Se oggi si ripropone con grande interesse un dibattito in merito allo sviluppo (o inviluppo) urbanistico della nostra città, ci sarà pure un perché.
Carenza o addirittura assenza di aree attrezzate, di aree di servizio, di aree da adibire a parcheggi; assenza di un’area fieristica e mercatale attrezzata; strutture pubbliche come il mercato generale ortofrutticolo o il mattatoio comunale assolutamente inadeguate o addirittura obsolescenti; viabilità disordinata e stressante; città strozzata dai passaggi a livello; abusivismo edilizio e sfruttamento del territorio sono un’eredità insopportabile, che ha penalizzato l’intero tessuto sociale ed economico cittadino.
Il senso di responsabilità è il fondamento della Politica perché chi fa politica ha nelle sue mani il futuro e questo non può essere ignorato.
Se affidassimo a soggetti irresponsabili, forse anche incapaci, il nostro futuro, allora saremmo tutti degli stolti; quindi che ben vanga un dibattito sulle responsabilità politiche, presenti e passate, “sulla questione urbanistica” andriese.
Poiché “le opportunità” non sono mancate, ci preme sottolineare, dal momento che abbiamo sollevato la questione, che non intendiamo assolutamente, oggi, “criminalizzare” quanti riescono ad ottenere, dopo decenni, legittime concessioni edificatorie quasi fossero costoro, in maniera generalizzata, gli artefici di questo disastro, come il caso di via Duca di Genova/Via L. Bonomo, anzi intendiamo fermamente affermare che “i legittimi diritti vanno assolutamente salvaguardati”.
Crediamo, invece, che siano stati i responsabili della gestione della cosa pubblica coloro che non hanno avuto la lungimiranza necessaria per comprendere che la programmazione dello sviluppo urbanistico di una città deve essere visto in una prospettiva di almeno vent’anni, agendo con competenza e conoscenza, oltre che con onestà.
Così non è stato.
Chi non ha saputo dialogare e guardare oltre il proprio naso, quel naso che, per gli affari, è sempre stato sopraffino, ne ha di responsabilità, eccome!
La possibilità del dialogo non è stata colta; non si è dialogato con gli stessi proprietari di suoli che oggi edificano nel centro cittadino i quali pure si sono resi disponibili, anche nel recente passato ad avviare trattative con l’Ente pubblico per una diversa destinazione di tali aree ma, evidentemente, si è preferito fare scelte diverse e differenti.
Alla fine una riflessione deve emergere chiara: ad Andria esiste una classe sociale molto attenta e indisponibile a compromessi e giochi di potere di basso profilo.
Questa classe sociale è pienamente convinta che nessuno può arrogarsi la facoltà di decidere le sorti di una Comunità, in autonomia e a propria discrezionalità, celandosi dietro una perfida interpretazione dei Poteri Politici ed Amministrativi, pretendendo, tra l’altro, che un’intera collettività resti a guardare.
In una città dove non vengono ancora oggi garantite le minime forme di partecipazione sociale; dove i minimi elementi di tutela e salvaguardia della democrazia e della partecipazione, come la figura del Difensore Civico “fanno paura”, qualora eletti fuori dai “sostegni” politici e partitici, era inevitabile che i dibattiti si svolgessero sugli Organi di Informazione (per fortuna!!!).
Questa è stata una grande “compensazione” e di questo dobbiamo tutti essere enormemente grati agli stessi Organi di Informazione che, quasi tutti, nella maggior parte dei casi, riescono ad essere i veri “vettori” del libero pensiero, che in molti, invece, vorrebbero vedere sotterrato e delegittimato.
Se prendessimo pienamente coscienza di tutto ciò, ne avremmo di strada da fare e di cose da cambiare ma se non nasce un Vero, Grande Movimento d’Opinione sulle fondamentali questioni sociali, civili ed economiche locali, ancora una volta avremo tutti fallito e…resteremo, passivamente, a guardare.

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