Andria: ribellione popolare. C'è qualcosa che va oltre la protesta contro l'aumento della Tassa Rifiuti

Intervento di Savino Montaruli Presidente "Associazione Io Ci Sono!"
Redazione 26 Luglio 2011 notizie 1105
Andria: ribellione popolare. C'è qualcosa che va oltre la protesta contro l'aumento della Tassa Rifiuti


Quello che è accaduto e che accadrà nella città di Andria è qualcosa che va ben oltre la protesta contro l’aumento della Tassa Rifiuti che porta come conseguenza il fatto che abitare ad Andria costa molto di più che in prestigiose città italiane dove la qualità della vita sarebbe “leggermente” migliore e i rifiuti vengono raccolti e differenziati con regolarità.

No, quello che i Cittadini, in migliaia tra i quali moltissime mamme, bambini e tanti giovani, imprenditori, professionisti e pensionati stanno chiedendo è il rispetto di alcune regole che dovrebbero essere alla base di un corretto rapporto istituzionale. Hanno protestato insieme, chi esprimeva il disagio della propria condizione economica con chi si sente beffato; chi si sente tradito con chi, invece, si sente escluso. Tutti, giustamente, a chiedere conto ai propri amministratori del loro operato. Questi “umori” non sono sfuggiti certamente a chi in quelle piazze, per un motivo o per un altro c’era mentre rimarranno per sempre ignoti a coloro che erano barricati, sotto la cupola di protezione.

Quelle migliaia di Cittadini chiedevano e continuano a chiedere un atto di responsabilità da parte degli amministratori comunali e a quei cittadini poco importa se gli “incapaci” sono nella maggioranza o nell’opposizione; se quell’incapacità è stata di ieri (da parte dell’allora opposizione incapace di controllare e di comunicare con i cittadini) o di oggi, a parti invertite.

Il grido di dolore degli andriesi, oggi, è assolutamente bipartisan e dentro ci sono tutti.

Negli occhi di quei Cittadini, in Piazza Municipio, abbiamo visto il dolore e la rabbia ma anche la grandissima dignità e il sentimento di delusione; una delusione che non ha colore politico ma che è l’inconfutabile manifestazione di una speranza infranta, di un’aspettativa irrealizzata, di nuove povertà che non si comprende fino a cosa potrebbero portare.

Tra quei manifestanti, poi, c’erano anche coloro che sul carro del vincitore ci sono saliti “dopo”; coloro che sono sempre lì pronti a trarre vantaggio dalle altrui battaglie, dimostrandosi “fedeli” senza esserlo piuttosto che sempre disponibili ad assumere posizioni di parte in maniera bigotta e impersonale, aspettando di raccogliere la briciola che sarà gettata loro o ricambiando per ciò che hanno già ottenuto. Quelli che sono sempre pronti a prendere le distanze dagli atti deprecabili e dai loro autori ma che mai lo fanno quando a taluni soggetti o categorie di soggetti sono andati a chiedere il consenso.

C’è chi, invece, quelle distanze le prende oggi come le ha prese durante le campagne elettorali, con il risultato che il proprio paniere di voti non si è riempito con migliaia di consensi, dando anche la possibilità a qualche “intellettuale locale” di “giocarci sopra con le parole”, pubblicamente e senza contraddittorio.

Sembrerebbe impossibile ma bisogna prendere atto che c’è ancora chi l’anima al diavolo non l’ha venduta e che continua a difendere il proprio diritto di parola, di espressione e di libero pensiero, nonostante censure e tentativi di isolamento che si stanno tutti riversando contro gli autori con l’aggravante che sono proprio questi soggetti ad essere isolati dai propri elettori che non spenderebbero più un solo voto o un centesimo per sostenerli, rimproverando a costoro anche la mancanza di personalità e di coraggio nello spiegare cosa sta accadendo o cosa sia accaduto, assumendone responsabilità e posizioni chiare e nominali.

Questa è una delle tante piccole storie di Provincia; una storia che oggi ha anche oltrepassato la barriera del localismo, balzando alle cronache nazionali.

Speriamo, almeno, che rimanga un insegnamento; che ci sia una sorta di ravvedimento generalizzato e che più d’uno s’accorga che il tempo dei “piccoli” è finito e che solo con la serietà, con l’onestà, con la passione, con l’abnegazione, con la moralità e la dissociazione dal consociativismo; con la consapevolezza di non essere intoccabile e di essere solo uomini e donne al servizio degli altri si potrà compiere un percorso nuovo della Politica che lasci spazio alle capacità e metta da parte, una volta per tutte, l’improvvisazione e l’arroganza che tanti danni hanno causato e che ancor più gravi e grandi ne causerebbero all’intera collettività.

Un’ultima raccomandazione: si evitino ridicole e paradossali iniziative ed azioni che non avrebbero altra finalità se non quella di rendere ancor più drammatico il teatrino della politica con attori che si alternano sul palcoscenico come petali che si fingono rose.

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